Il consumo di pompelmo, come frutto o succo, può interferire con il funzionamento di alcuni farmaci come statine, antipertensivi, ansiolitici, corticosteroidi antiaritmici e antistaminici, ma l'impatto sulla salute dipende dalla persona, dal tipo di farmaco e dalla quantità del frutto che si consuma. A ricordarlo, in una comunicazione ai consumatori, è la Food and drug administration che fa sapere di aver chiesto di inserire nell'etichetta di farmaci da prescrizione e da banco a somministrazione orale, l'avvertimento di non consumare questo frutto durante l'uso. L'Fda segnala che i farmaci con cui si corre questo rischio sono alcune statine come la simvastatina e l'atorvastatina; alcuni calcio antagonisti, farmaci antirigetto come le ciclosprine, ansiolitici come il buspirone, alcuni corticosteroidi per il morbo di Crohn come l'amiodarone e alcuni antistaminici come fexofenadina. Poiché la gravità dell'interferenza dipende dal diversi variabili, l'ente suggerisce di parlare con il medico o il farmacista del farmaco assunto e, se si è soliti usare il pompelmo nella dieta, quanto se ne consuma.
Il problema con questi farmaci, spiega l'Fda, è che lasciano entrare maggiori quantità di farmaco nel flusso sanguigno e quindi possono aumentarne gli effetti collaterali. E chiarisce che molti farmaci vengono metabolizzati dall'enzima Cyp3a4 e il pompelmo può bloccarne l'azione a livello intestinale quindi, anziché essere eliminato, gran parte del farmaco entra nel sangue e rimane in circolo più a lungo. Il diverso impatto dipende dal fatto che la quantità di Cyp3a4 varia da persona a persona. Ma anche il meccanismo di interazione è diverso da farmaco a farmaco, per esempio, sottolinea l'Fda, nel caso dell'antistaminico fexofenadina il consumo di pompelmo, anche di arancia, al contrario ne riduce le quantità nel sangue, tanto che la corretta informazione in etichetta di questo farmaco, venduto anche come Otc, dovrebbe essere "da non assumente con succhi di frutta".
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